Agopunture per il malato-città
- di: Marco Pesce, architetto
Aspettando Godot.
Anno 2014
L’Ordine degli Architetti astigiano presenta il bando ARCHITETTURE SOTTILI, chiamando a raccolta i giovani progettisti locali e chiedendo loro di ripensare alcuni ambiti urbani non strategici della città. Rispondono alla call 45 architetti under 40 astigiani.
L’idea è quella di provare ad immaginare nuove occasioni di centralità per luoghi al momento privi di particolari funzioni, o con funzioni in parte da riconfigurare, e definire un nuovo approccio progettuale per gli spazi urbani.
Gli ambiti di studio individuati rappresentano emblemi di criticità presenti nella realtà urbana astigiana ma, al contempo, appaiono anche custodi di positività inespresse: si intravvedono potenzialità che, adeguatamente stimolate, potrebbero essere in grado di trasmettere i benefici al proprio intorno, sprigionare energia creativa ed indurre un positivo effetto a catena nelle zone limitrofe.
Anno 2015
Dopo mesi di attività serrata i gruppi completano il proprio lavoro: al progetto collaborano, in qualità di tutor, professionisti di fama internazionale quali Mario Cucinella, Alessandro Melis, Gonçalo Byrne, João Nunes. In città si discute delle "agopunture urbane", interventi leggeri, puntuali e a basso costo in grado di curare il degrado e migliorare il paesaggio urbano.
I criteri che guidano i vari progetti sono il budget ridotto per la loro realizzazione, la temporaneità e/o i bassi costi di manutenzione, la ricerca di soluzioni progettuali aperte e flessibili, il coinvolgimento della popolazione, l’aumento della superficie permeabile, la limitazione delle isole di calore, il miglioramento dell’accessibilità dei luoghi, l’aumento della pedonalizzazione delle aree urbane.
A maggio i 16 progetti vengono presentati alla città in diversi eventi ed infine vengono formalmente consegnati all’Amministrazione comunale. Il progetto ARCHITETTURE SOTTILI viene presentato alla Biennale dello Spazio Pubblico di Roma come esempio di approccio innovativo per gli interventi bottom-up in ambito urbano.
Anno 2016
A maggio i 16 progetti vengono (di nuovo) formalmente consegnati all’Amministrazione comunale in occasione dell’evento finale della rassegna triennale A.S.T.I. FEST, alla sua seconda edizione.
Anno 2020
Numero di Architetture Sottili realizzate in città al momento della redazione del presente testo: zero. Stiamo ancora aspettando Godot…
In questo periodo post lockdown città e comunità urbane in tutto il mondo stanno ripensando sé stesse, si stanno evolvendo cercando di migliorare la propria resilienza ovvero la capacità di tornare in equilibrio dopo una perturbazione, sia essa di natura climatica, economica, sociale, sanitaria.
Anche Asti si sta facendo delle domande, ma purtroppo sono sempre le stesse, da decenni: cosa mettiamo dentro i contenitori vuoti della città? Grande distribuzione organizzata o centro commerciale naturale? Nuovi parcheggi in centro o implementazione della mobilità sostenibile? Che fare nell’area della ex Way-Assauto?
Domande più che lecite, certo, ma che denunciano la mancanza di un approccio organico, sistemico, globale: la città è fatta di reti in perenne interazione tra loro, e senza una visione STRATEGICA del suo futuro le soluzioni saranno immancabilmente parziali, inadeguate, se non addirittura antitetiche tra loro, come spesso accaduto in passato.
Per rendere una città più vivibile è certamente necessario occuparsi delle sue aree emergenti, ma non basta: occorre anche pensare alla città “altra”, al tessuto connettivo tra gli spazi e gli edifici più importanti.
Sono i LUOGHI COMUNI, nella doppia accezione di “luoghi non emergenti” e “luoghi della comunità”: ambiti che vanno PROGETTATI, ma che non necessariamente devono essere COSTRUITI. Una città è fatta anche (e soprattutto) di vuoti, di luoghi nei quali lo sguardo e la mente di chi la abita possa rallentare, rilassarsi, spaziare.
Progettare la città non è solo riprodurre ambienti che rappresentino l’immagine dell’ordine attuale ma, al contrario, è proporre cosa essa dovrebbe e potrebbe essere in futuro.
Nei mesi di riposo forzato causa Covid-19 sono certo che molti di noi abbiano sognato di vivere in una città più verde, più accessibile, più connessa, più a misura delle utenze fragili, anche perché forse per la prima volta ci siamo sentiti tutti, indistintamente, quelli fragili.
Le ARCHITETTURE SOTTILI non avevano (e non hanno) le caratteristiche di progetti estemporanei, e a mio avviso si rivelano ancora oggi decisamente attuali poiché derivate dall’osservazione dei luoghi, dall’analisi del contesto e soprattutto dal confronto con i residenti.
Interventi leggeri, che però sottendono un progetto complessivo, un’idea di città: piccole operazioni di ridisegno dello spazio pubblico in grado di creare anticorpi al virus del l’abbandono e del degrado per il malato-città.